Missionari Saveriani – “Perché ho ricevuto il battesimo”

Missionari Saveriani – “Perché ho ricevuto il battesimo”

Dal mensile “Missionari Saveriani” di aprile 2011 una testimonianza dalla missione in Giappone del nostro compaesano padre Severino Mastrotto.

di Giovanbattista Hanamaki

Padre Severino Mastrotto, saveriano vicentino, da 25 anni è missionario in Giappone, nella diocesi di Osaka. Ci ha inviato un bel racconto di fede, scritto da un suo parrocchiano, che descrive un episodio avvenuto in famiglia.

Ho ricevuto il battesimo nel sabato santo del 2010, anno in cui si celebrava anche il 60° di fondazione della chiesa di Mukonosó. Coincidenze casuali? Forse no. L’approccio al cristianesimo è iniziato con il matrimonio in chiesa, dato che mia moglie era già cristiana. In seguito hanno ricevuto il battesimo i miei figli e in queste circostanze ho iniziato a riflettere sul cristianesimo.

Ho frequentato il corso di catecumenato, ma non riuscivo a prendere la decisione di ricevere il battesimo. In realtà, guardando alla chiesa, più volte ho visto mancanze di carità che secondo me non dovrebbero esserci tra cristiani e sono stato tentato di abbandonarla.

Il grave incidente e la gioia del miracolo

Nel 2008 in famiglia accade un fatto terribile. Nostro figlio Atsuhiko ha un inatteso incidente. Tre circostanze mi hanno aiutato: la forza della preghiera di tutti, la forza proveniente dall’amicizia con Cristo, la forza dell’Eucaristia. Ho sperimentato intensamente la potenza di queste tre realtà. L’aiuto materiale e spirituale ricevuto, la santa Comunione al bambino e la fede mi hanno toccato il cuore al punto che ho deciso di ricevere il battesimo.

A causa di quell’incidente, il medico ci dice che il bambino non si sarebbe salvato e che, se avesse perso conoscenza, sarebbe stata la fine. Sapendo quanto nostro figlio desiderasse la santa Comunione, ho pensato di chiedere a p. Severino Mastrotto l’Eucaristia per lui, finché era ancora cosciente, pur sapendo di infrangere il limite dell’età (aveva solo sei anni).

Padre Severino capisce il nostro desiderio, viene in ospedale, gli offre la Comunione e prega mons. Conforti, fondatore dei saveriani. Ricordo bene di aver pensato che ero stato fortunato a ottenere per lui la Comunione, come viatico per accompagnarlo in paradiso. Dopo la Comunione, abbiamo avuto la grande gioia del miracolo. Infatti, il mattino seguente Atsuhiko esce dallo stato gravissimo in cui versava e si avvia verso la convalescenza.

Ora sono discepolo di Gesù

Il medico curante ci dice che questa straordinaria ripresa non ha spiegazione medica. Nostro figlio è profondamente convinto che Gesù lo abbia salvato. Mia moglie mi ha riferito che Atsuhiko, appena sveglio ha detto: “O Gesù, mi alzo per giocare a calcio con te”. Poi ha aperto gli occhi.

Mentre ringrazio Dio, penso che la fede di mio figlio nell’Eucaristia gli abbia ottenuto il miracolo. Informati della grave situazione di Atsuhiko, tante persone dell’asilo cattolico e della comunità cristiana molto preoccupate, hanno pregato per la guarigione di mio figlio.

Dopo questo miracolo, che ho visto con i miei occhi, ho pensato che Gesù, Figlio di Dio, può fare ogni cosa. Ho deciso di continuare il catechismo fino al battesimo. Quindi ho capito che avrei dovuto cambiare vita per iniziarne una nuova, come discepolo di Gesù, e che insieme alla mia famiglia avrei dovuto praticare la vita cristiana. Penso di essermi convertito.

La vita per gli altri

Forse non è stato un caso che io abbia ricevuto il battesimo proprio nel 60° anno della chiesa di Mukonosó. A ogni modo, ho ricevuto nello stesso giorno anche la Cresima e l’Eucaristia e sono convinto della forza della fede, dell’Eucaristia e della preghiera.

Sono ancora giovane come cristiano, ma sono convinto quanto siano importanti le parole di Gesù, “amatevi come io vi ho amato”, e sono convinto che è importante vivere per gli altri. Quando mio figlio era gravemente malato, le preghiere di molti cristiani hanno contribuito alla sua guarigione.

Anch’io non posso occuparmi solo della mia famiglia, ma devo farmi carico delle sofferenze degli altri.