Alvese di Nogarole – un po’ di storia

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Alvese è l’unica frazione del Comune di Nogarole Vicentino, una piccola comunità di sette contrade immerse nel verde dell’alta Valle del Chiampo che oggi conta circa 150 anime.

Per secoli la popolazione di queste zone ha vissuto di agricoltura, lavorando i campi e allevando pecore e bovini. Oggi, fatta eccezione per qualche attività artigianale locale, la piccola comunità di Alvese vive oggi in gran parte del lavoro che danno l’industria e l’artigianato del fondovalle, mantenendo comunque un saldo legame con le tradizioni contadine di un tempo e coltivando una fede autentica ereditata dai propri avi.

Panorama autunnale di Alvese. (foto di Enrico Corato, settembre 2017)

Un po’ di storia

Particolare del documento del 1266 (Libri Feudorum) conservato presso l’Archivio della Curia Vescovile di Vicenza in cui compare per la prima volta il toponimo “in villa de nogarole in hora alvese”, riconoscendo Alvese come parte del territorio di Nogarole (foto di Enrico Corato).

Il toponimo “alvese” è molto antico, compare nei documenti d’archivio sin dalla fine del XIII sec.

Secondo don Francesco Repele, autore del libro Nogarole piccolo paese” (1982), Alvese potrebbe derivare dal tedesco alp “pascolo” + bise “prato”, indicando dunque una zona prativa particolarmente adatta al pascolo del bestiame.

Dai documenti antichi e dalla toponomastica sappiamo con certezza che in queste zone tra il XII e il XV sec. si insediarono popolazioni di origine bavaro-tirolese, detti “cimbri”, che presero in custodia un territorio probabilmente incolto e lo riportarono con fatica a coltura.

La più antica immagine della chiesa e del campanile di Alvese, particolare di un dipinto del 1916: “Santa Caterina di Alessandria”, olio su tela di Domenico Cavedon.

Per la lontananza dal centro di Nogarole e per la continua crescita della popolazione di queste contrade, all’inizio del nuovo secolo XX maturò pian piano la necessità di costruire una chiesa per gli abitanti del “colonnello di Alvese”.

Un’esigenza che il parroco don Genesio Albanello conosceva bene e che sposò in pieno, seguendo di persona l’iniziativa. I lavori iniziarono nell’agosto del 1902, dopo la trebbiatura del frumento, e in soli quaranta giorni la costruzione era al coperto. Il nuovo tempio fu benedetto in una domenica di novembre con gran concorso di popolo e fu dedicato a San Giuseppe, padre putativo di Gesù e patrono della Chiesa universale.

Anche se per l’amministrazione dei sacramenti il riferimento rimaneva l’antica chiesa parrocchiale di Nogarole, con la nuova chiesa di San Giuseppe – costruita in posizione centrale rispetto a tutte le contrade sul terreno donato da Rigodanzo Cherubino – si poteva avere finalmente un’assistenza religiosa sul posto risparmiando alla popolazione di dover percorrere a piedi i diversi chilometri di strada difficile fino al capoluogo.

Pian piano arrivarono anche una canonica rudimentale (1908), un cappellano stabile (1910), un servizio di istruzione scolastica elementare (1911), il campanile (1912-1913), nei primi anni Trenta ecco anche il nuovo caseificio turnario e l’osteria, costruiti proprio vicino alla chiesa.

Un paesetto che cresceva a vista d’occhio…

I “mansionari”

Don Giuseppe Fabbian, mansionario di Alvese dal 1937 al 1945..

Con una chiesa, una casa canonica e un campanile, don Genesio ottenne dai superiori di poter inviare ad Alvese un sacerdote stabile con il titolo di “mansionario”.

Il primo sacerdote a risiedere stabilmente ad Alvese fu don Virgilio Ferrari, nato a Valdagno il 22 dicembre 1873 e mandato a Nogarole come cappellano il 12 ottobre 1901 dal vescovo di Vicenza mons. Feruglio. Dal 1910 don Ferrari si trasferì ad Alvese, mandato dal parroco don Genesio a sovrintendere la cura d’anime della popolazione locale e ad impartire l’insegnamento della dottrina cristiana. Nel 1911 il Comune istituì una scuola facoltativa e incaricò come maestro proprio don Ferrari. Questo cappellano provvide inoltre il campanile dell’orologio e rimase ad Alvese fino al termine della prima guerra mondiale.

Immagine giovanile di don Armido.

Dalla fine della Grande Guerra, Alvese rimase senza un sacerdote. La Messa della domenica era celebrata dal parroco don Genesio o da uno dei padri francescani del convento della Pieve di Chiampo, tra i quali padre Ippolito Guggia – grande devoto di Sant’Antonio da Padova – ha lasciato un ricordo indelebile nella popolazione.

Nel 1921 fu mandato ad Alvese don Luigi Maule, che vi rimase per circa 16 anni, quando verso gli ultimi anni della sua vita si ritirò nella nativa Cornedo.

Nel 1937 gli successe don Giuseppe Fabbian fino all’aprile del 1945, quando a causa delle sue gravi condizioni di salute fu ricoverato all’ospedale di Cologna Veneta, dove morì il 28 maggio 1945.

Il 19 maggio 1945, vigilia di Pentecoste, verso le 10 di sera arrivava ad Alvese don Armido Spiandore, un giovane prete originario di Noventa Vicentina. Intraprendente e dinamico, don Armido comprò presto un harmonium e radunò le voci migliori della frazione per creare una schola cantorum, così da dare il dovuto decoro alle celebrazioni religiose nelle solennità. Dopo mesi di prove, due o tre volte a settimana, la Notte di Natale del 1945 il coro eseguì la “Missa de Angelis” e alcuni cori natalizi a più voci. Un successo!

Con la costruzione di un cimitero vicino alla chiesa, la sostituzione del vecchio tabernacolo in legno con uno nuovo in marmo e l’acquisto di un artistico crocifisso per l’altar maggiore pongono le basi per il futuro. Inizia così la lunga opera pastorale di don Armido, primo parroco di Alvese, che durerà fino al 1992, quando si vedrà costretto a rinunciare all’incarico di parroco per motivi di salute.

Alvese diventa parrocchia

L’aspirazione che da tempo ardeva nell’animo degli abitanti era quella di diventare una parrocchia autonoma, staccandosi da quella di Nogarole.

Don Armido con alcuni ragazzi della parrocchia.

Da decenni ormai la popolazione di Alvese chiedeva al vescovo questa concessione, ma mons. Rodolfi non era di questo parere: “Non credo opportuno erigere in curazia l’Alvese, date le condizioni della parrocchia e riconoscendo lo zelo pastorale di don Genesio e le sue particolari sollecitudini usate per il bene spirituale della contrada” (dalla lettera del vescovo al parroco di Nogarole in data 27 giugno 1913).

Nonostante questa e altre risposte negative, gli abitanti di Alvese non si persero d’animo e continuarono a ripetere questa richiesta al vescovo fino al 1938. Poi arrivò la guerra.

Saluti del parroco di Nogarole ai suoi ex parrocchiani.

Mentre nel 1921 mons. Rodolfi passò in visita ad Alvese solo in forma privata, il nuovo vescovo mons. Zinato visitò la frazione nel 1946 in forma ufficiale, amministrando addirittura il sacramento della Cresima ad una ventina di fanciulli. Nell’occasione il prelato promise solennemente agli abitanti che avrebbe fatto qualcosa anche per Alvese… Nel 1947 per la prima volta si celebrarono ad Alvese i riti della Settimana Santa, dopo aver ottenuto l’autorizzazione dalla Congregazione dei Riti. Segno che i tempi erano maturi.

Il 25 luglio 1948 il vescovo Zinato firmò il decreto che erigeva in Parrocchia la mansioneria di Alvese, decreto che giunse a don Armido il 5 agosto: il suono festoso delle campane avvertì i fedeli, che accorsero in gran numero colmi di gioia e letizia. Per celebrare degnamente l’evento si attese il 29 agosto: il triduo solenne, il suono delle campane, i mortaretti, la santa messa celebrata dal vicario foraneo di Noventa, le solenni funzioni, la pesca di beneficenza, le pignatte, la cuccagna e il suono della banda diedero agli Alvesani uno spettacolo mai visto, che culminò la sera con i fuochi d’artificio e l’illuminazione del campanile.

Anche il parroco di Nogarole, don Giovanni Caliaro, partecipò spiritualmente alla cerimonia inviando un breve messaggio di auguri che fu letto in chiesa.

Per l’occasione don Armido diede alle stampe questo opuscolo con un po’ di storia di Alvese, il programma dei festeggiamenti e un dialogo in lingua veneta molto significativo, di cui consigliamo la lettura:

Verso la modernità

Nel 1948 Alvese, una comunità di circa 500 anime, diventava finalmente una parrocchia. Purtroppo in quegli stessi anni del dopoguerra iniziò un nuovo esodo: un gran numero di famiglie emigrò cercando lavoro e fortuna all’estero o in altre zone d’Italia.

Questo comunque non ha impedito a questa comunità di crescere ed entrare nella modernità. In questo periodo Alvese cambia volto, negli anni Cinquanta la chiesa viene allungata e consacrata, si costruiscono il teatro parrocchiale e le scuole elementari, nel 1964 arriva la corrente elettrica e la nuova strada che porta al centro…

Negli anni Settanta l’economia italiana si risolleva e nel fondovalle uno sviluppo notevole dell’artigianato e dell’industria riesce a dare lavoro ai giovani, i quali decidono di rimanere ad Alvese e costruirsi una casa per la propria famiglia.

Bambini e ragazzi di Alvese con don Eugenio e il sindaco Vencato salutano e festeggiano con dei fiori l’anziano parroco don Armido, visibilmente commosso da tanto affetto.

Don Armido, un uomo semplice e di grande fede, ma soprattutto un instancabile lavoratore che non aveva paura di tirar su la veste e sporcarsi le mani con malta e cazzuola, ebbe un ruolo primario fondamentale nella crescita e nello sviluppo della comunità di Alvese, spesso scontrandosi e battagliando in prima persona con la pubblica autorità per ottenere il tanto necessario progresso per la frazione.

A volte con un carattere un po’ duro e severo, com’era per i preti di un tempo, ma sempre con il sorriso la battuta pronta, ha fatto tanto per Alvese e la sua gente.

Nel 1992 don Armido viene colpito da un ictus, a seguito del quale è costretto a lasciare la parrocchia per motivi di salute. Nel frattempo il vescovo affida a don Eugenio Xompero, parroco di Nogarole, l’incarico di seguire anche la parrocchia di Alvese con il ruolo di “amministratore parrocchiale”.

Nel cuore della gente rimane ancora viva la commossa cerimonia, nel periodo natalizio, in cui don Armido ha fatto ritorno nella sua amata chiesa per salutare i parrocchiani, ormai costretto su una sedia a rotelle.

L’anziano sacerdote ci lascia il 26 marzo del 1994.

I tempi recenti

Dopo un breve periodo di amministrazione parrocchiale nelle mani di don Eugenio, nell’ottobre del 1994 il vescovo manda ad Alvese don Mario Geremia come nuovo parroco, che coltiva da una vita il sogno di fondare un eremo, un luogo di contemplazione e di preghiera: nasce così l’Eremo della Pace.

Dal 2006 il gruppo giovani che da sempre lavora per valorizzare il paese si è costituito in associazione con il nome di “Gruppo Alvese Onlus”, prendendo l’impegno di organizzare iniziative e mantenere viva la comunità, conservando e ristrutturando nel tempo le strutture parrocchiali e non solo. Nel 2010 apre il circolo del Gruppo Alvese, dopo un impegnativo recupero e restauro delle vecchie scuole comunali della frazione, chiuse dal 1974. In questo periodo inizia anche il progetto di valorizzazione turistica delle contrade attraverso dei murales che raccontano il passato

Questa associazione ha fatto molto e sta programmando numerose iniziative con l’obiettivo di sostenere la parrocchia nelle attività e nelle spese, ritstrutturare gli edifici situati nel centro della frazione e valorizzare il territorio. Tra le manifestazioni che si tengono ad Alvese va ricordata senz’altro la “Festa dei Maruni”, che si rinnova ogni anno nel quarto weekend di ottobre: iniziata con una marronata in amicizia nel 1983 per salutare il compaesano padre Severino Mastrotto in partenza come missionario per il Giappone, nel tempo la festa si è affermata come un appuntamento molto sentito che richiama visitatori da ben oltre i confini della valle, senza mai perdere l’atmosfera di accoglienza familiare che da sempre la contraddistingue.

Tra le iniziative di valorizzazione del territorio va segnalato il “progetto murales“, avviato nel 2010 con l’intento di realizzare almeno una pittura murale in ciascuna delle sette contrade di Alvese raccontando tradizioni e mestieri tipici della vita rurale e contadina di queste zone nella prima metà del Novecento. Il successo del progetto è stato tale che, una volta superato l’obiettivo iniziale, si è deciso di proseguire su questa strada ed è addirittura stato pubblicato il libro “Alvese e i suoi murales” che raccoglie le foto delle contrade e delle prime 17 opere finora realizzate.